Tommaseo, Niccolò.
Tommaseo, Niccolò. Scrittore italiano. Dopo aver ricevuto la prima formazione nel seminario di Spalato, si trasferì a Padova nel 1817 per compiere gli studi di Legge e qui conobbe A. Rosmini. Laureatosi nel 1822, intraprese l'attività di scrittore, rivolgendosi ai campi più disparati della letteratura e, più in generale, degli studi umanistici, dalla filologia alla critica, dalla lessicografia alla poesia, dalla pedagogia alla storia, ma senza trascurare le problematiche religiose e politiche più urgenti e attuali. Nel 1824 si trasferì a Milano, dove lavorò per l'editore Stella e conobbe A. Manzoni, al quale si legò di devota e profonda amicizia; iniziò intanto un'intensa collaborazione con il periodico fiorentino "Antologia" (V.) di G.P. Vieusseux. Passato a Firenze, conobbe e divenne amico di G. Capponi; in seguito alla chiusura della rivista (1833) abbandonò l'Italia e si stabilì a Parigi, poi a Nantes e infine in Corsica, facendo ritorno in patria solo nel 1839. Trascorse quindi un decennio a Venezia, periodo di grande fervore creativo, durante il quale videro la luce numerose opere. Imprigionato all'inizio del 1848 per le sue idee antiaustriache e liberato dopo due mesi di carcere, prese parte al Governo provvisorio della Repubblica veneziana; alla caduta di questa (1849) si rifugiò a Corfù, riprendendo l'attività letteraria. Risale a questo stesso periodo il legame sentimentale con Diamante Pavello, che sfociò nel matrimonio. Nel 1854 tornò in Italia stabilendosi a Torino e trasferendosi quindi, nel 1859, a Firenze, dove trascorse gli ultimi anni. L'opera di T., vasta per interessi e pubblicazioni, rivela facoltà non comuni e una personalità fra le più significative dell'Ottocento italiano; schieratosi con i romantici nella polemica sulla lingua, T. diede espressione nelle sue opere narrative e liriche a una fede cristiana profonda ma travagliata da un acuto senso della colpa e del peccato, in una continua ansia di espiazione; per questo egli fu una delle figure di spicco dell'intellettualità cattolica del suo tempo, anche se discussa e per alcuni aspetti controversa, anche per le sue sferzate polemiche contro il potere temporale dei papi (Rome et le monde, 1851). L'opera unanimemente considerata il capolavoro narrativo di T. è il romanzo Fede e bellezza (1840), nel quale l'esperienza personale dello scrittore si riversa sapientemente nella vicenda dei due personaggi, tra peccato e redenzione; scritto in una lingua talvolta un po' stanca e priva di freschezza, il romanzo ebbe tuttavia il merito di introdurre nella narrativa italiana tematiche nuove, in seguito riprese da Fogazzaro. La narrativa di T. comprende inoltre il romanzo storico Il Duca d'Atene (1837), alcune novelle, racconti tradotti dalla Vulgata biblica (Esempi di generosità proposti al popolo italiano, 1867), le prose d'arte in lingua serbo-croata (Iskrice, 1844). Della ricchissima corrispondenza di T. (fra gli altri, con Manzoni e Rosmini) furono pubblicati diversi volumi. La lirica di T., caratterizzata da un profondo senso della natura e specchio di una tormentata vita interiore, fu riunita dallo stesso scrittore nel volume complessivo Poesie (1872), al quale si possono affiancare, accomunati dalla stessa volontà introspettiva, le pagine del Diario intimo (postumo, 1938). Notevole l'attività lessicografica svolta da T., con la pubblicazione nel 1830 del Dizionario dei sinonimi (V.), al quale continuò a lavorare dandone nuove ristampe ed edizioni, e il Dizionario della lingua italiana (V.), pubblicato dopo lunghi studi negli anni 1865-79, al quale lavorò in collaborazione con altri studiosi, fra i quali B. Bellini e G. Meini, che lo portò a termine dopo la morte dello scrittore. All'attività critica ed estetica si ascrivono numerosi volumi: Il Perticari confutato da Dante (1825), incentrato sull'ormai annosa questione della lingua letteraria; il Commento alla Divina Commedia (1837); il Dizionario estetico (1840); il volume Bellezza e civiltà o delle arti del bello sensibile (1857), che riuniva pagine e saggi altrimenti sparsi; i saggi riuniti in Storia civile nella letteraria (1872). Curatore dell'edizione delle Lettere (1860) di santa Caterina e degli Scritti (1860) di G. Scalvini, T. si dedicò anche agli studi etnografici, stilando un'importante raccolta di Canti popolari toscani, corsi, illirici e greci (1841-42), da lui stesso tradotti con raffinata eleganza. Dedicatosi attivamente alla politica. T. fu tra i primi a cogliere l'importanza della questione balcanica e prese parte attiva al dibattito politico, schierandosi contro la politica unitaria di Cavour e pubblicando numerosi scritti (Dell'Italia, 1835) (Sebenico, Croazia 1802 - Firenze 1874). 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